INDICE
Introduzione. 4
1. COM-WORK e il fenomeno dei N.E.E.T. 4
1.2 I N.E.E.T. in Italia. 4
1.3 La strategia italiana di contrasto del fenomeno. 5
1.4 Il livello regionale d’intervento. 8
2. REPORT DELLA RICERCA QUALITATIVA 10
2.1 Chi sono i N.E.E.T.?. 11
2.2 Alle radici del fenomeno. 13
2.3 Risalire il fiume come i salmoni. Ovvero le strategie di fronteggiamento del fenomeno. 18
2.4 Una professionalità riflessiva per incontrare davvero i giovani 22
3. Testimoni privilegiati coinvolti 28
Il progetto “COM_WORK. Exchanging practices for recognize and validate competences of social and educational professionals”, programma Erasmus +, finanziato dalla comunità europea (inizio progetto 2014, termine 2016), muove i propri passi con l’obiettivo della valorizzazione ed emersione delle competenze informali e non formali dei lavoratori e delle lavoratrici del settore socio-educativo, con un focus sugli operatori impegnati nei servizi rivolti ai N.E.E.T., al fine di migliorare l’occupabilità e la mobilità dei giovani europei.
Nella fase attuale del progetto sono previste:
- una prima ricognizione di quanto offerto a livello nazionale con una focalizzazione sul livello della regione Lazio, come illustrato nei paragrafi seguenti di questo capitolo;
- la realizzazione di una ricerca qualitativa, mirata ad approfondire le caratteristiche del fenomeno e delle strategie di intervento finora utilizzate, secondo l’opinione di testimoni privilegiati scelti nei contesti pubblici e privati in cui si realizzano le azioni di contrasto; i risultati della ricerca sono illustrati al capitolo 2;
1. COM-WORK e il fenomeno dei N.E.E.T.
1.2 I N.E.E.T. in Italia
N.E.E.T. è l’acronimo inglese di “Not (engaged) in Education, Employment or Training”[1]. È stato usato per la prima volta nel luglio 1999 in un report della Social Exclusion Unit del governo del Regno Unito, come termine di classificazione per una particolare fascia di popolazione, di età compresa tra i 16 e i 24 anni[2] in Italia, ad esempio, l’utilizzo di N.E.E.T. come indicatore statistico si riferisce, in particolare, a una fascia anagrafica più ampia, la cui età è compresa tra i 15 e i 29 anni[3).Secondo l’Istat, in Italia, nel 2009, i N.E.E.T. nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni erano circa 2 milioni (il 21,2 per cento)[3]. Il Ministero del Lavoro, partendo dai dati Istat, ha provato a tracciare il volto dei “nènè”, né lavoratori né studenti. A partire dal genere e dall’area di residenza: più della metà, il 56,5 per cento, è costituito da donne che vivono al Sud (Napoli, Catania, Brindisi e Palermo sono le province che vestono la maglia nera) e hanno un livello di istruzione medio basso, licenza media o al più diploma superiore. La maggior parte ha anche smesso di cercare un impiego: il 57,7 per cento dei maschi N.E.E.T. italiani è inattivo, e se si guardano alle percentuali delle donne la situazione appare ancora più drammatica. Ogni cento ragazze, 72 si sono rassegnate a rimanere disoccupate e a non entrare nel mercato del lavoro. Anche in questo caso le performance peggiori si registrano al Sud, con picchi che superano l’80% in Campania. Ma a dimostrazione che quello dei N.E.E.T. è un problema strutturale, una percentuale di inattivi superiore alla media nazionale lo fa registrare il Trentino Alto Adige, dove si sfonda il tetto del 60% contro il 39% di chi invece non si rassegna alla disoccupazione (continuare a leggere LA RICERCA REALIZZATA IN ITALIA sulle competenze informali e non-formali delle professioni sociali ed educative).
[1] Dizionario di Economia e Finanza (2012), Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani
[2] Katrin Kraus, Work, Education and Employability, Peter Lang, 2008 (p. 188
[3] Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 2009.